Se sapessimo amare

Su ali d'aquila

Domenica 11 febbraio 2024 • Ultima domenica dopo l'Epifania


Perdonare è un’arte che chiede originalità, chiede sacrificio, chiede pazienza, umiltà, benevolenza, ma soprattutto amore. Nel perdono, nel gioire, ho capito che sei Luce per me: così cantiamo con il canto Luce, dove è dall’esperienza di essere perdonati, amati per quello che si è che possiamo conoscere, annunciare il volto di Gesù.

La domanda che ci dobbiamo fare in questa eucarestia che ci apre oramai al tempo di quaresima è: noi siamo capaci di raccontare con la nostra vita Gesù? Siamo veramente capaci di accompagnare a riconoscere il volto di Gesù quale volto di amore, volto che si avvicina alle nostre povertà e non le giudica, ma le accompagna in un processo di cura vera?

La Parola di questa domenica diventa per noi un serio esame di coscienza sulla nostra testimonianza. La testimonianza cristiana anzitutto non ha paura di dire la verità: dice la verità non parlando a vuoto e inutilmente, non cadendo in nostalgici ricordi del passato che diventano trappole per uno sguardo autentico capace di discernere il presente e di tendere verso una vera strada. La testimonianza cristiana non ha paura della verità perché anzitutto fa verità sulla propria vita, non ha paura di battersi il petto e dire: sono un peccatore, sono piccolo di fronte al tuo amore. Mai la testimonianza del discepolo si vanta, si crede migliore, paralizza le coscienze su pensieri falsi, pronti sempre a ferire e dare colpe ad altri. Mai la testimonianza del discepolo mette sempre davanti il suo pensiero e basta, ma coglie il pensiero dell’insieme, facendo parlare nel suo agire anche chi non parla, non perché non vuole, ma perché non ha le possibilità: sa che il suo pensiero non verrà ascoltato, ma solo giudicato e criticato, etichettato. Il cristiano, insomma, parla solo nella verità, e in questa verità mai si agita, mai crea frattura e divisione: gli basta la grazia di Cristo, ed è questa la spinta che lo incoraggia a camminare nella verità. Quanti falsi profeti nella Chiesa profetizzano un bene falso per la comunità, ma intanto con le loro parole, i loro atteggiamenti feriscono, uccidono il corpo di Cristo, con una forte assenza di pensiero. Il cristiano parla e parla alla luce del Sole: così invocava don Pino Puglisi ai mafiosi di uscire da quel modo serpeggiante di seminare il male nella comunità di Brancaccio, li invitava a uscire, alla luce del sole che è Cristo. E quando uno di loro alla fine lo uccise, nel racconto che depose davanti al giudice disse: non riesco a dimenticare il suo sorriso, mentre gli sparavo. Il sorriso di don Pino, il sorriso di Dio che non ha paura della verità, perché ha abbracciato la verità dell’uomo che è Cristo.

La testimonianza del cristiano piega le ginocchia e usa la lingua per lodare Dio. Piega le ginocchia e serve, come Gesù che piega le sue ginocchia per guarire, accarezzare, abbracciare, per lavare i piedi dei suoi discepoli e infine si piega sotto il peso dei nostri rifiuti. Il rifiuto tra di noi, il rifiuto degli altri, il rifiuto di Cristo: Gesù si piega e in quel piegarsi continua ad amare, non a rifiutare un legame con noi. E così la lingua: quanto male crea la nostra lingua, invece di quel bene che Gesù continuamente ha donato? La lingua di Gesù continua a parlare di perdono, a parlare quindi il linguaggio della creazione che in Lui rinnova la sua forza, e non distrugge. Il cristiano apre la bocca non per giudicare, criticare, offendere, ferire, uccidere il fratello… il cristiano nel suo respiro pieno di spirito santo ha un respiro di vita e con il suo respiro dona e trasmette la vita, mai distrugge, ma crea, dona! C’è da domandarci quante volte le nostre parole creano, anche quelle taciute, anche quelle scritte sui nostri moderni mezzi di comunicazione, su chat infinite…. L’altro giorno ero a un incontro tra preti, un mio confratello continuava a scrivere parole lunghe, nuvolette di WA, e poi girava continuamente da un contatto e l’altro. Gli ho chiesto: “come fai ad ascoltare così tante persone?” “E’ difficile, ma almeno le posso sentire tutte…” mi ha risposto in modo sbrigativo, mentre tentava di continuare a scrivere. A queste parole allora spontaneamente gli ho detto: “Tu con tutte queste chat aperte potrai sentire lo sguardo, le emozioni, gli occhi della persona che stai ascoltando? Preferisco una chat in meno, ma un ascolto più vero sì, quello che non sei riuscito nemmeno ad avere con me di fronte alla domanda che ti ho posto. Whats App sì ci collega, ma non potrai mai sostituire la forza del nostro corpo, la sua capacità espressiva e tendente sempre alla relazione!

La testimonianza del cristiano ama, ama come Cristo, ama come Dio che nonostante i nostri continui rifiuti, errori, ci continua sempre ad amare, a mettere cioè il legame con noi davanti alla sua persona, come priorità. Se sapessimo veramente amare e a lasciarci amare non ci sarebbe tanto odio, rabbia, divisione. Se ci lasciassimo veramente amare da Dio sapremmo cosa è veramente l’amore: la forza della risurrezione, la forza di quella vita che rinnova sempre tutto, che non schiaccia mai nessuno, ma che vede in ognuno una promessa di vita. Se sapessimo veramente amare, ascolteremmo, ci ascolteremmo e non cadremmo nella tentazione del giudizio che ferisce e che desidera creare un deserto attorno a tutti. Sapremmo dare il peso giusto alle cose, sapremmo guardare il vero bello che c’è in tutti, nessuno escluso. Questo è lo sguardo di Cristo, lo sguardo di tutti i santi, in particolare, per quello che mi compete, di quello dei santi educatori, che hanno sempre visto in tutti i ragazzi, da quelli benestanti a quelli che vivevano povertà, una promessa di bene, nonostante il male, il rifiuto, la violenza. E, condivisione personale, il mio desiderio è essere come loro: saper sempre trovare in ognuno una bellezza, anche la più nascosta, la più profonda, ma quella che dice chi sei tu. E nella loro bellezza, rinnovare il mio eccomi ogni giorno. Se sapessimo tuffarci nella bellezza di ognuno e risalire al senso della nostra vocazione… quanta sola felicità ci sarebbe tra noi. La felicità di chi ama, di chi si sente amato, di chi ha incontrato il volto di Gesù.
 

Esci Home